Cosa è la Riabilitazione?

Ma cos’è la riabilitazione?

La riabilitazione è un viaggio affascinante, un percorso di riscoperta e rinascita. È il processo attraverso il quale un individuo, messo a dura prova da una malattia, un infortunio o una condizione che ne limita le capacità, si impegna in una danza di passi avanti e talvolta indietro, con l’obiettivo di ritrovare la propria autonomia e il benessere perduto.

È come un fiume che, ostacolato da un masso, trova nuove vie per raggiungere il mare; così la persona, attraverso la riabilitazione, cerca nuovi percorsi per ritornare alla vita di prima o, in alcuni casi, per costruirne una completamente nuova.

In questo processo, non si tratta solo di riparare ciò che è visibilmente danneggiato, ma di ristrutturare l’intero essere, di ricondizionare la mente e il corpo in un dialogo continuo tra capacità residue e nuove competenze da acquisire.

È un po’ come quando si affronta un puzzle: ogni pezzo deve trovare il suo posto, e a volte è necessario girarlo e rigirarlo, provare e riprovare, fino a quando l’immagine completa si rivela davanti ai nostri occhi.

La riabilitazione è anche un invito a guardare oltre le apparenti limitazioni, a riconoscere che le disabilità possono essere relative e che, spesso, ognuno di noi è disabile in qualche ambito in cui non siamo abili, ma questo non ci definisce.

È un processo che richiede pazienza, dedizione e, soprattutto, un’onorevole accettazione di sé, un abbraccio a quel bambino interiore che, ferito, ha bisogno di comprensione e di essere accompagnato verso la guarigione.

 Gli obiettivi della riabilitazione sono tanto vari quanto i colori di un tramonto estivo: mutevoli, dipendenti dalla luce che li illumina, ossia dalla specifica condizione che stiamo trattando. In generale, l’obiettivo supremo della riabilitazione è il recupero della qualità della vita, che può significare il ripristino della funzionalità perduta, l’ottimizzazione delle capacità residue o l’adattamento a una nuova realtà di vita.

Per le condizioni fisiche, come un infortunio sportivo, la riabilitazione punta soprattutto a ristabilire la forza la mobilità e la funzione di un arto o di una regione corporea.

Quando si tratta di problemi neurologici, come dopo un ictus, gli obiettivi si spostano inevitabilmente verso il ristabilimento delle connessioni neuronali perdute e l’apprendimento di nuovi modi per compiere azioni quotidiane.

È come se il cervello fosse una città con alcune strade interrotte: la riabilitazione crea nuove vie di traffico per bypassare quelle danneggiate. E comunque, in ogni caso, il percorso di riabilitazione è tanto individuale quanto lo è l’impronta digitale. Ogni persona ha la propria storia, i propri bisogni e le proprie sfide.

La riabilitazione, quindi, deve essere modellata su misura come un abito sartoriale, tenendo conto delle peculiarità di ciascun individuo.

Con questi presupposti notiamo che la Riabilitazione Neurocognitiva – Approccio Perfetti, è coerente con queste tematiche. E spesso, proprio perché parliamo di cambiamenti, ci sono barriere, talvolta dettate più dalle proprie paure inconsce, alla proposta di un nuovo approccio riabilitativo.

La resistenza al cambiamento nel campo della salute, come in molti altri ambiti della conoscenza umana, è un fenomeno tanto diffuso quanto antico. Mentre viene accolto con meno resistenze l’approccio comportamentista, proprio perché è di comune conoscenza e quindi più rassicurante.

La riabilitazione Neurocognitiva invece, è il nuovo arrivato che promette un cambiamento radicale, ma che richiede una nuova visione e una riprogettazione del sistema esistente.

La rigidità delle strutture formative, la resistenza al cambiamento degli stessi professionisti e la difficoltà di misurare i risultati in termini di qualità piuttosto che di quantità, sono tutti sassi nelle scarpe di chi vuole correre verso il nuovo.

 Ed è importante sottolineare che il coinvolgimento dei pazienti e dei loro familiari è necessario, in quanto la guarigione non è un’isola deserta dove si approda soli, ma un continente da esplorare insieme.

 Compito del terapista è di suscitare curiosità ed interesse anche ai familiari, perché la guarigione non è un’isola deserta dove si approda soli, ma un continente da esplorare insieme. Una curiosità così significativa, pari a quella che muove i grandi esploratori. È come fornire a ciascuno la propria bussola e insegnare a navigare le tempeste della vita.

 Non ultimo l’impegno da parte del terapista di mostrare coerenze nelle proprie azioni. La dimostrazione che le parole sono vento se non seguite dai fatti, e che cammina la strada insieme a paziente e familiari. E in questo cammino, ogni passo lascia un’impronta che altri possono seguire.

 Salutandoci possiamo sintetizzare quanto detto affermando che la terapia Neurocognitiva – Approccio Perfetti consente di esplorare il cervello non come un semplice organo, ma come un universo in continua espansione, dove ogni galassia di neuroni ha la propria storia, il proprio linguaggio, il proprio modo di danzare nell’infinito spazio della mente.